I dispositivi digitali, smartphone e tablet, entrano nella vita dei bambini e dei ragazzi sempre più precocemente, inizialmente come strumenti di gioco ed intrattenimento, successivamente come mezzi di comunicazione tra pari. Spesso regalare il primo smartphone al proprio figlio, sancisce simbolicamente un vero e proprio passaggio di crescita.
Quali sono i rischi reali di queste nuove tendenze sociali? Quali competenze sono necessarie per un uso corretto e sano di questi dispositivi? Con quale gradualità introdurli?
Dati UNICEF evidenziano che un utente di Internet su tre è un bambino, ricordandoci quanto sia alto il numero di bambini che fanno un’esperienza di navigazione che comporta possibili problematiche sul processo di crescita oltre ai noti rischi di incorrere in adescamenti e sfide emulative che mettono in pericolo la vita stessa. Sono sempre più numerose, ad oggi, le evidenze scientifiche che dimostrano che bambini e preadolescenti non hanno gli strumenti cognitivi utili a gestire la tecnologia che per sua stessa natura è invece molto accattivante e di facile accessibilità nel suo utilizzo.
I genitori vedono i figli “nativi digitali” molto agili nell’usare i dispositivi e spesso questo fa perdere di vista i numerosi effetti negativi. Il cervello di un preadolescente è governato da impulsi e forti emozioni, tollera poco la frustrazione ed è attratto da ciò che offre una gratificazione immediata. Un affascinante dispositivo come lo smartphone in realtà riduce la probabilità di successo scolastico, interferisce con lo sviluppo della mente in età evolutiva, impatta sullo stato di salute organica, riduce le competenze empatiche, influisce sulle reazioni emotive, crea ansia e dipendenza, genera diseducazione sessuale, interferisce con il bisogno di sonno, non aumenta il senso di protezione e sicurezza (Pellai, 2021).
La tecnologia fa parte della vita di tutti e rappresenta la nostra evoluzione, la scelta non può essere quella di evitare o demonizzare tali strumenti, ma è fondamentale decidere come comportarsi basandosi sui reali benefici che possono avere bambini e ragazzi col loro utilizzo. Ai bisogni di bambini e preadolescenti non è sempre corretto rispondere con l’utilizzo di smartphone e tablet. Accade spesso che i genitori si trovano a reagire con allarme e smarrimento quando accadono situazioni di conflitto su chat di gruppo o quando girano video dai contenuti violenti o a sfondo sessuale. In alcuni casi poi si creano situazioni di “emergenza” nel contesto scolastico, per le quali i genitori chiedono alla scuola che si faccia carico della situazione, perdendo di vista i confini delle rispettive responsabilità educative.
Per queste ragioni è oggi necessario porsi alcune domande come adulti e adottare atteggiamenti educativi adeguati nell’accompagnare all’utilizzo dei dispositivi. Ad esempio è possibile:
- prevedere un uso condiviso tra genitori e figli dello smartphone o di altri strumenti (tablet, PC) per fare pratica con lo strumento in uno spazio e un tempo concordato insieme;
- trovare dei momenti in famiglia per attività che non prevedano l’uso del cellulare o altre tecnologie nell’idea di sperimentare insieme esperienze disintossicanti;
- condividere questo progetto con altri genitori e altri amici dei figli per fare squadra ed essere anche meno soli.
Come più volte proposto da Alberto Pellai, psicoterapeuta dell’età evolutiva e ricercatore universitario, è importante che si crei una comunità di genitori che agisca come fronte comune e con le idee chiare, che scelga di accompagnare i figli all’utilizzo dei dispositivi smart e non glieli si consegni come premio o come status sociale del “ce l’hanno tutti”. Così come non si può guidare la macchina prima dei 18 anni ma solo dopo aver conseguito l’esame della patente, anche per lo smartphone è necessario un certo accompagnamento e un momento di crescita adeguato.
Dott.ssa Elisabetta Bianchi – Psicologa Psicoterapeuta